Cibo e ambiente: quanto sono impattanti le nostre scelte alimentari?
Tante volte mi è capitato di parlare con amici, parenti e clienti della connessione tra alimentazione e ambiente: il confronto ha inizio quasi sempre dalla accesa diatriba tra veganismo/vegetarianismo e onnivorismo. Qual è lo stile alimentare più attento all'ambiente, più rispettoso di ciò che ci circonda?
Non è mia intenzione incentrare il discorso sull’aspetto etico e animalista delle nostre scelte alimentari; dietro ogni prodotto ci sono esseri viventi: bambini, famiglie, lavoratori, animali, cuccioli, insetti e così via. Ogni singolo prodotto che portiamo a tavola racconta la storia di uno o più esseri viventi, ma questo non è il punto, almeno non in questo articolo.
E allora arriviamo al punto. Si discute (e si riflette) sempre troppo poco della filiera del singolo prodotto, vegetale o animale che sia. Se ci fosse una classifica che valuta il rispetto per l’ambiente dei prodotti, a che posto collocheremmo l’hamburger del fast food, l’uovo dell'amico contadino, il pomodoro di serra acquistato fuori stagione, la salsiccia fatta in casa, il formaggio confezionato del discount, la lattuga del proprio orticello, il pescato del giorno della località di mare, la ricotta della Bottega di fiducia, la pasta con grani non italiani? Come risulta evidente, il peso dell’impatto ambientale di ciò che consumiamo dipende da numerosi fattori, che vanno analizzati e presi in considerazione tutti se si vuole dirottare il proprio stile di vita verso comportamenti alimentari più rispettosi.
Un consumatore critico e attento all'ambiente dovrà valutare tanti aspetti prima di acquistare un prodotto: quanti chilometri ha fatto prima di arrivare sulla nostra tavola? Come è stato trasportato? Viene da allevamenti o da agricolture intensivi? Da dove provengono gli ingredienti che lo compongono? Se confezionato, in che materiale è prodotto l'involucro, che filiera ha seguito e che fine farà quando, dopo poco, sarà buttato nella spazzatura? Non ha la certificazione Bio ma deriva comunque da un'agricoltura o da un allevamento in cui non vengono utilizzati inquinanti, pesticidi e erbicidi? Se biologico, ci si può fidare dell'azienda che lo sta vendendo o proviene da qualche multinazionale che fa Bio solo per greenwashing?
Mangiamo tre volte al giorno, per tutta la durata della nostra vita, quindi la nostra spesa e il nostro stile alimentare si ripercuotono non poco sull'ambiente. Spendiamo migliaia di euro all'anno, con i quali finanziamo agricoltori, allevatori, commercianti, supermercati, imprese di trasporto, multinazionali della chimica agricola, aziende di confezionamento. Comprare un pollo ruspante dal contadino locale ha certamente un impatto ambientale minore rispetto ad acquistare ali di pollo da un fast food; così come comprare al supermercato un pomodoro fuori stagione o un avocado proveniente dall’altra parte del mondo sarà sicuramente più dannoso per l’ambiente rispetto a consumare uova locali e verdure del territorio e di stagione.
Ritengo, dunque, che limitarsi a discutere di quale sia lo stile alimentare più etico senza considerare tutti i risvolti analizzati e pensando che ce ne sia uno più coerente in assoluto sia ingenuo.
Dovremmo ricominciare a dedicare più tempo all'alimentazione e alla scelta dei prodotti che mangiamo: conoscere di persona, quando possibile, i produttori e leggere attentamente le etichette dei prodotti potrebbero essere già piccoli grandi passi per diventare consumATTORI consapevoli.
Giuseppe C.
Intervista a Mirco Rossi: http://labottegadelvicinato.blogspot.com/2017/07/interviste-in-bottega-mirco-rossi.html
Non è mia intenzione incentrare il discorso sull’aspetto etico e animalista delle nostre scelte alimentari; dietro ogni prodotto ci sono esseri viventi: bambini, famiglie, lavoratori, animali, cuccioli, insetti e così via. Ogni singolo prodotto che portiamo a tavola racconta la storia di uno o più esseri viventi, ma questo non è il punto, almeno non in questo articolo.
E allora arriviamo al punto. Si discute (e si riflette) sempre troppo poco della filiera del singolo prodotto, vegetale o animale che sia. Se ci fosse una classifica che valuta il rispetto per l’ambiente dei prodotti, a che posto collocheremmo l’hamburger del fast food, l’uovo dell'amico contadino, il pomodoro di serra acquistato fuori stagione, la salsiccia fatta in casa, il formaggio confezionato del discount, la lattuga del proprio orticello, il pescato del giorno della località di mare, la ricotta della Bottega di fiducia, la pasta con grani non italiani? Come risulta evidente, il peso dell’impatto ambientale di ciò che consumiamo dipende da numerosi fattori, che vanno analizzati e presi in considerazione tutti se si vuole dirottare il proprio stile di vita verso comportamenti alimentari più rispettosi.
Un consumatore critico e attento all'ambiente dovrà valutare tanti aspetti prima di acquistare un prodotto: quanti chilometri ha fatto prima di arrivare sulla nostra tavola? Come è stato trasportato? Viene da allevamenti o da agricolture intensivi? Da dove provengono gli ingredienti che lo compongono? Se confezionato, in che materiale è prodotto l'involucro, che filiera ha seguito e che fine farà quando, dopo poco, sarà buttato nella spazzatura? Non ha la certificazione Bio ma deriva comunque da un'agricoltura o da un allevamento in cui non vengono utilizzati inquinanti, pesticidi e erbicidi? Se biologico, ci si può fidare dell'azienda che lo sta vendendo o proviene da qualche multinazionale che fa Bio solo per greenwashing?
Mangiamo tre volte al giorno, per tutta la durata della nostra vita, quindi la nostra spesa e il nostro stile alimentare si ripercuotono non poco sull'ambiente. Spendiamo migliaia di euro all'anno, con i quali finanziamo agricoltori, allevatori, commercianti, supermercati, imprese di trasporto, multinazionali della chimica agricola, aziende di confezionamento. Comprare un pollo ruspante dal contadino locale ha certamente un impatto ambientale minore rispetto ad acquistare ali di pollo da un fast food; così come comprare al supermercato un pomodoro fuori stagione o un avocado proveniente dall’altra parte del mondo sarà sicuramente più dannoso per l’ambiente rispetto a consumare uova locali e verdure del territorio e di stagione.
Ritengo, dunque, che limitarsi a discutere di quale sia lo stile alimentare più etico senza considerare tutti i risvolti analizzati e pensando che ce ne sia uno più coerente in assoluto sia ingenuo.
Dovremmo ricominciare a dedicare più tempo all'alimentazione e alla scelta dei prodotti che mangiamo: conoscere di persona, quando possibile, i produttori e leggere attentamente le etichette dei prodotti potrebbero essere già piccoli grandi passi per diventare consumATTORI consapevoli.
Giuseppe C.
Intervista a Mirco Rossi: http://labottegadelvicinato.blogspot.com/2017/07/interviste-in-bottega-mirco-rossi.html
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